27 gennaio 2018
21 gennaio 2018
14 gennaio 2018
Catechesi dell' 11 gennaio 2018
Orientamento di chiese e altari: il posto del sacerdote, del Vangelo e dell'Epistola.
Orientamento di chiese e altari: il posto del sacerdote, del Vangelo e dell'Epistola.
12 gennaio 2018
IL SANT'ANTONIO 31 DICEMBRE 2017 - 6 GENNAIO 2018
*Parrocchia
S. Antonio Abate*
Linarolo
*********
“Il
S. Antonio”
Calendario
delle S. Messe
Sabato 30 dicembre
Ore 17: Suor Costante e consorelle
pianzoline
(a
seguire canto del Te
Deum)
Domenica 31 dicembre Sacra Famiglia
Ore 8,30: pro
populo
Ore 11: Speroni Angela e fam.
A
N N O D E L S I G N O R E 2 0 1 8
Lunedì 1
GENNAIO Maria SS. Madre di Dio e Ottava di Natale-festa di precetto
Ore 11: pro
populo (1)
Ore 17: Zanaboni Angelo
Martedì 2
gennaio S. Basilio Magno e S. Gregorio Nazianzeno
Ore 17: Maria Adele Frittoli, Michele
e Angela
Mercoledì 3
gennaio SS. Nome di Gesù
Ore 17: Lupi Marina
Giovedì 4
gennaio
Ore 17: pro
populo (2)
Venerdì 5 gennaio prefestiva
Ore 17: Matteo Marozzi (trigesimo)
Ore 18,30: S. Messa tradizionale in
latino (valevole per il
precetto festivo)
Ore 8,30: Chiesa Bruna
Ore 10: Battesimo
Ore 11: Belleri Vincenza
Ore 15: preghiera in chiesa a
Gesù Bambino e a seguire tombola in oratorio
Ore 8, 30: pro
populo (3)
Ore 11: Verdi Maria e Chieppi Silvio
Ore 16: Battesimo
Per non dimenticare
-
Il giorno dell’Epifania: come ogni anno: alle 15 ci troveremo in chiesa per il saluto e la preghiera a Gesù Bambino e quindi andremo tutti in oratorio per la consueta tombolata insieme! Il ricavato sarà devoluto per i bambini poveri delle missioni cattoliche.
-
E coll’arrivo del 2018, auguri a tutti voi un BUON ANNO, ricco della presenza di Cristo e della Madonna nella vostra vita! “Ave Maria, e avanti”, dicevano i Santi… Sempre!
Meditiamo
«Oggi, Solennità dell’Epifania,
la grande luce che irradia dalla Grotta di Betlemme, attraverso i
Magi provenienti da Oriente, inonda l’intera umanità. La prima
lettura, tratta dal Libro del profeta Isaia, e il brano del Vangelo
di Matteo, che abbiamo poc’anzi ascoltato, pongono l’una accanto
all’altro la promessa e il suo adempimento, in quella particolare
tensione che si riscontra quando si leggono di seguito brani
dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ecco apparire davanti a noi la
splendida visione del profeta Isaia il quale, dopo le umiliazioni
subite dal popolo di Israele da parte delle potenze di questo mondo,
vede il momento in cui la grande luce di Dio, apparentemente senza
potere e incapace di proteggere il suo popolo, sorgerà su tutta la
terra, così che i re delle nazioni si inchineranno di fronte a lui,
verranno da tutti i confini della terra e deporranno ai suoi piedi i
loro tesori più preziosi. E il cuore del popolo fremerà di gioia.
Rispetto a tale visione, quella che
ci presenta l’evangelista Matteo appare povera e dimessa: ci sembra
impossibile riconoscervi l’adempimento delle parole del profeta
Isaia. Infatti, arrivano a Betlemme non i potenti e i re della terra,
ma dei Magi, personaggi sconosciuti, forse visti con sospetto, in
ogni caso non degni di particolare attenzione. Gli abitanti di
Gerusalemme sono informati dell’accaduto, ma non ritengono
necessario scomodarsi, e neppure a Betlemme sembra che ci sia
qualcuno che si curi della nascita di questo Bambino, chiamato dai
Magi Re dei Giudei, o di questi uomini venuti dall’Oriente che
vanno a farGli visita. Poco dopo, infatti, quando il re Erode farà
capire chi effettivamente detiene il potere costringendo la Sacra
Famiglia a fuggire in Egitto e offrendo una prova della sua crudeltà
con la strage degli innocenti (cfr Mt
2,13-18), l’episodio dei Magi sembra essere cancellato e
dimenticato. E’,
quindi, comprensibile che il cuore e l’anima dei credenti di tutti
i secoli siano attratti più dalla visione del profeta che non dal
sobrio racconto dell’evangelista, come attestano anche le
rappresentazioni di questa visita nei nostri presepi, dove appaiono i
cammelli, i dromedari, i re potenti di questo mondo che si
inginocchiano davanti al Bambino e depongono ai suoi piedi i loro
doni in scrigni preziosi. Ma occorre prestare maggiore attenzione a
ciò che i due testi ci comunicano. […] Essi hanno portato oro,
incenso e mirra. Non sono certamente doni che rispondono a necessità
primarie o quotidiane. In quel momento la Sacra Famiglia avrebbe
certamente avuto molto più bisogno di qualcosa di diverso
dall’incenso e dalla mirra, e neppure l’oro poteva esserle
immediatamente utile. Ma questi doni hanno un significato profondo:
sono un atto di giustizia. Infatti, secondo
la mentalità vigente a quel tempo in Oriente, rappresentano il
riconoscimento di una persona come Dio e Re: sono, cioè, un atto di
sottomissione. Vogliono dire che da quel momento i donatori
appartengono al sovrano e riconoscono la sua autorità.
La conseguenza che ne deriva è immediata. I Magi non possono più
proseguire per la loro strada, non possono più tornare da Erode, non
possono più essere alleati con quel sovrano potente e crudele. Sono
stati condotti per sempre sulla strada del Bambino, quella che farà
loro trascurare i grandi e i potenti di questo mondo e li porterà a
Colui che ci aspetta fra i poveri, la strada dell’amore che solo
può trasformare il mondo.
Non soltanto, quindi, i Magi si sono
messi in cammino, ma da quel loro atto ha avuto inizio qualcosa di
nuovo, è stata tracciata una nuova strada, è scesa sul mondo una
nuova luce che non si è spenta. La visione del profeta si realizza:
quella luce non può più essere ignorata nel mondo: gli uomini si
muoveranno verso quel Bambino e saranno illuminati dalla gioia che
solo Lui sa donare. La luce di Betlemme continua a risplendere in
tutto il mondo. A quanti l’hanno accolta Sant’Agostino ricorda:
“Anche noi, riconoscendo Cristo nostro re e sacerdote morto per
noi, lo abbiamo onorato come se avessimo offerto oro, incenso e
mirra; ci manca soltanto di testimoniarlo prendendo una via diversa
da quella per la quale siamo venuti” (Sermo
202. In Epiphania Domini,
3,4). […] Possiamo allora chiederci: qual è la ragione per cui
alcuni vedono e trovano e altri no? Che cosa apre gli occhi e il
cuore? Che cosa manca a coloro che restano indifferenti, a coloro che
indicano la strada ma non si muovono? Possiamo rispondere: la
troppa sicurezza in se stessi, la pretesa di conoscere perfettamente
la realtà, la presunzione di avere già formulato un giudizio
definitivo sulle cose rendono chiusi ed insensibili i loro cuori alla
novità di Dio. Sono sicuri
dell’idea che si sono fatti del mondo e non si lasciano più
sconvolgere nell’intimo dall’avventura di un Dio che li vuole
incontrare. Ripongono la
loro fiducia più in se stessi che in Lui e non ritengono possibile
che Dio sia tanto grande da potersi fare piccolo, da potersi davvero
avvicinare a noi».
Benedetto XVI-Epifania 2010
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