29 gennaio 2014

28 gennaio - omelia


è disponibile la "catechesi del martedì"
tenuta da don Marino in occasione della Missa di ieri.
Prosegue la riflessione sul V comandamento
e sui diversi modi di peccare contro di esso.


22 gennaio 2014

21 gennaio - omelia


è possibile ascoltare l'omelia di don Marino
sul V comandamento e sulle sue errate interpretazioni.


20 gennaio 2014

La S. Messa: ricordi di una fedele


è possibile leggere la semplice ma commovente testimonianza
di una giovane fedele della Missa.


19 gennaio 2014

La S. Messa: un fedele ci scrive


Pavia, 18 gennaio 2014

Molto Rev. Don Marino, come si capirà dal prosieguo, non so nulla di liturgia e di teologia.
Ti scrivo queste righe perché celebri la Messa antica e perché toccato dalla precedente lettera di Don Marco, pubblicata sul sito della tua Parrocchia.
Di questa Messa mi hanno sempre parlato male, dicendo che una volta il prete dava le spalle al popolo, che era in latino e non si capiva niente, e altre frottole del genere.
Poi Benedetto XVI ha detto con tutti i crismi di un Papa che la Messa antica è un tesoro e nessuno può dire che sia stata eliminata, anzi, tutti i preti hanno il diritto di celebrarla e i fedeli di vederla celebrata. Avendo fiducia in Benedetto XVI, ho pensato che forse aveva ragione lui anche se tutti gli altri erano contro.
Mandando pertanto al diavolo ogni remora contraria, un giorno sono andato a vedere questa Messa “proibita”. Poi, siccome la prima volta mi era parso di non aver capito bene come funzionava, sono andato una seconda. Poi una terza. Poi sempre. Diranno che è perché ancora non ci ho capito niente. Può darsi: il Mistero del Santo Sacrificio eucaristico è inesauribile per la mente umana.
Poi ho visto anche come funzionano il Battesimo in rito antico, le Rogazioni maggiori, il Sacro Triduo “straordinario”, ecc.
In sintesi, mi sono innamorato.
E siccome sono un entusiasta e se mi innamoro di qualcosa non riesco a tacerne, ho iniziato a dirlo a un sacco di gente e a invitarla. Mi sono accorto che tutti quelli che accettavano l’invito ci ritornavano.
Allora ho detto: forse questa bellezza che ci rapisce non è solo sentimento, ma ha ragioni profonde. Così, i miei amici ed io abbiamo iniziato ad ascoltare avidamente le tante prediche e spiegazioni private in cui, passo dopo passo, ci introducevi sempre più nella comprensione della preziosità della Santa Messa antica.
Constatato infine che i preti che la celebrano sono normalmente osteggiati e perseguitati, e che gli ordini religiosi che la adottano hanno tante giovani vocazioni, ho creduto di leggervi i “segni dei tempi”.
Caro Don Marino, ti ringrazio tanto.
Tuo

Marco

18 gennaio 2014

17 gennaio, S. Antonio Abate - omelia e immagini


è possibile ascoltare la bella omelia pronunciata
da don Marino in occasione della Missa
in onore del nostro Santo patrono.
















15 gennaio 2014

14 gennaio - omelia

è possibile ascoltare l'omelia di don Marino
sul IV comandamento,
in occasione della Missa di martedì.


14 gennaio 2014

In Octava Nativitatis: don Marco ci scrive


Al Rev. Sig. Parroco, don Marino Neri,

carissimo confratello nel sacerdozio, permettimi di scriverti queste brevi righe per ringraziarti, a nome mio e degli altri chierici, dell’ospitalità che ci hai concesso nella parrocchia di sant’Antonio Abate a Capodanno.
I motivi del mio ringraziamento sono molteplici. Ne dirò solo due.
Anzitutto è cosa molto bella l’atmosfera di accoglienza e fraternità che abbiamo potuto vivere assieme: sacerdoti, diaconi, seminaristi e consacrati di diversi ordini che si riuniscono in un clima di stima e di festa, per condividere momenti di confronto, di preghiera e di svago. Non è così scontato, nemmeno tra noi preti, riuscire a realizzare simili momenti, tanto più quando a doversi incontrare siano membri di diocesi e congregazioni differenti, quindi bisogna davvero essere grati a Nostro Signore che ha saputo riunirci in armonia e allegria.
Il secondo pensiero, più lungo, va alla solenne Santa Messa in Terzo che abbiamo celebrato nel giorno dell'Ottava della Natività del Signore, la sera del primo Gennaio. Vi ho pensato a più riprese in questi giorni, essa è veramente come quel tesoro di cui parlano i Vangeli, trovato il quale è cosa degna vendere i propri beni pur di appropriarsene. Permettimi di condividere con te e con i tuoi parrocchiani qualche riflessione in merito.
“Era da almeno cinquant’anni che non veniva più celebrata una Messa in Terzo a Linarolo” è quanto hai detto tu stesso durante l’omelia, ma alcuni parrocchiani – penso al sig. Giovanni, con una lunga esperienza di chierichetto quando ancora non era arrivata la nuova forma della Messa di Paolo VI – mi hanno assicurato che fosse la prima cui assistevano nella loro vita. La cosa è molto probabile: per quanti bravi chierichetti ci fossero a Linarolo, è difficile che la Messa in Terzo venisse realizzata in una Parrocchia di paese: per celebrarla servono infatti non solo molti chierichetti, ma molti chierici, cioè preti, diaconi e seminaristi. Pensavo a questo e mi rallegravo, non solo perché abbiamo fatto dono ai tuoi parrocchiani di un rito venerabile, bello e raro, ma anche perché con esso gli abbiamo donato una celebrazione che in se stessa esprime sintonia e unità tra chierici, tra sacerdoti.
Il secondo pensiero me lo offre una signora, che al termine della cerimonia mi ha confidato come questa Messa, così particolare e ormai inusuale, le fosse parsa una “bella pantomima”. Non ho capito se si trattasse di una critica o di un complimento. Che una liturgia sia curata e bella è certo un complimento da raccogliere a piene mani, dato che – ahinoi – di liturgie brutte se ne vedono non poche in giro. Definire poi la Messa in Terzo una pantomima, non è proprio una maniera rispettosa di trattare la sacra liturgia della Chiesa, ma a suo modo mi ha aiutato a comprendere meglio la ricchezza e il tesoro di insegnamenti che la forma liturgica tradizionale continua a trasmetterci: la Messa tradizionale, sia per il fatto di aver conservato il latino, sia per l’esser scandita da una sequenza molto curata e articolata di gesti e movimenti, è un rito che parla attraverso l’azione, e che invita il fedele non tanto a pensare e a parlare quanto a immedesimarsi nella sapienza armonica dei gesti che rendono quasi “palpabile” l'Eterno.
Ho capito meglio in che senso il Pontefice emerito, Benedetto XVI, invitasse alla riscoperta dell’antico rito quale tesoro prezioso e fonte di rinnovamento anche per il nuovo rito. Davvero celebrare col tradizionale rito latino non è un salto indietro nel tempo, né una nostalgia medievale o tantomeno un atto preconciliare, al contrario è un balzo verso il futuro, per una crescita spirituale più abbondante e pienamente in sintonia con quanto lo Spirito ci dice oggi. Non può esserci contrapposizione tra una “Chiesa di prima” e una “chiesa post-conciliare”, ma vi deve essere armonia  piena nel perenne fluire della Tradizione cattolica umilmente accolta, celebrata e vissuta.
E ancora vorrei soffermarmi su due spunti molto belli che ci hai lasciato, sempre nel corso della tua omelia, aiutandoci a capire in dettaglio il senso della Messa in Terzo.
Ci hai indicato anzitutto la ragione del nome di questa Messa. E’ detta “in Terzo” perché ci sono tre chierici sull’altare: il Prete al centro, il Diacono a destra e il Suddiacono a sinistra;  tutti e tre vestiti col medesimo colore, e pressoché sempre uniti e coordinati tra loro in ogni movimento della funzione. E’ la ricchezza del sacerdozio che si dispiega e si manifesta: il Prete assume l’onere di guidare il Santo Sacrificio in tutta la sua complessità, quale capo e pastore, impersonando Cristo stesso, ma il Santo Sacrificio si compone di molti e ricchi strati che si riflettono e manifestano nei gesti degli altri due ministri. Esso è preparato dall’annuncio dei profeti e dalla predicazione degli apostoli: ecco dunque il Suddiacono che si porta a cantare l’Epistola; viene svelato in pienezza nei Santi Vangeli, la cui proclamazione è affidata in modo solenne al Diacono; infine si realizza sull’altare, dove il pane (custodito dal Suddiacono) e il vino (consegnato dal Diacono) vengono portati al Celebrante e da questi consacrati per essere Corpo e Sangue di Cristo.
Un secondo elemento, più immediato e a tutti evidente, è la bellezza, la cura, l’armonia e la pace che viene comunicata dai movimenti precisi e morbidi dei tre chierici e degli altri chierichetti. A me ricordano sempre l’eleganza dei pianeti che danzano nell’universo. Tu ci hai insegnato che questa bellezza vuol dire molto di più: è anticipazione della gloria del Paradiso, imitazione umana dello splendore divino. Un che di estatico, insomma. Ecco perché questa Messa sembra scorrere tanto velocemente, capace di rapire anche i bambini più distratti e vivaci, e poi rimane per giorni e giorni nella mente e nel cuore.
E’ tutto quanto avessi da dirti. Mi sono permesso di scrivertelo con questa lettera pubblica, usando un linguaggio non sempre preciso, perché volevo che anche i tuoi parrocchiani, che hanno pregato con noi in modo fervente e devoto, potessero conoscere i miei sentimenti. Sentimenti di amicizia e stima verso di te, sentimenti di gratitudine verso l’intera Parrocchia di sant’Antonio Abate, sentimenti di incoraggiamento a coltivare sempre più le ricchezze liturgiche e dottrinali della nostra amata Madre Chiesa, perché attingendo a piene mani dai suoi doni, possiamo essere tutti come il padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche (Mt 13,52).
Il Signore vi ricolmi di benedizioni e di vocazioni in questo nuovo anno!

Cordialmente,
don Marco Begato

06 gennaio 2014

In Octava Nativitatis (1° gennaio) - omelia


Qui è possibile ascoltare l'omelia
pronunciata da don Marino in occasione
della Missa in tertio del 1° gennaio.