12 gennaio 2018

IL SANT'ANTONIO 31 DICEMBRE 2017 - 6 GENNAIO 2018

*Parrocchia S. Antonio Abate*
Linarolo
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                                             “Il S. Antonio

Calendario delle S. Messe


Sabato 30 dicembre
Ore 17: Suor Costante e consorelle pianzoline
(a seguire canto del Te Deum)

Domenica 31 dicembre Sacra Famiglia
Ore 8,30: pro populo
Ore 11: Speroni Angela e fam.

A N N O D E L S I G N O R E 2 0 1 8

Lunedì 1 GENNAIO Maria SS. Madre di Dio e Ottava di Natale-festa di precetto
Ore 11: pro populo (1)
Ore 17: Zanaboni Angelo

Martedì 2 gennaio S. Basilio Magno e S. Gregorio Nazianzeno
Ore 17: Maria Adele Frittoli, Michele e Angela

Mercoledì 3 gennaio SS. Nome di Gesù
Ore 17: Lupi Marina

Giovedì 4 gennaio
Ore 17: pro populo (2)

Venerdì 5 gennaio prefestiva
Ore 17: Matteo Marozzi (trigesimo)
Ore 18,30: S. Messa tradizionale in latino (valevole per il precetto festivo)

Sabato 6 gennaio Epifania del Signore-festa di precetto
Ore 8,30: Chiesa Bruna
Ore 10: Battesimo
Ore 11: Belleri Vincenza
Ore 15: preghiera in chiesa a Gesù Bambino e a seguire tombola in oratorio

Domenica 7 gennaio Battesimo del Signore
Ore 8, 30: pro populo (3)
Ore 11: Verdi Maria e Chieppi Silvio
Ore 16: Battesimo

Per non dimenticare
  • Il giorno dell’Epifania: come ogni anno: alle 15 ci troveremo in chiesa per il saluto e la preghiera a Gesù Bambino e quindi andremo tutti in oratorio per la consueta tombolata insieme! Il ricavato sarà devoluto per i bambini poveri delle missioni cattoliche.
  • E coll’arrivo del 2018, auguri a tutti voi un BUON ANNO, ricco della presenza di Cristo e della Madonna nella vostra vita! “Ave Maria, e avanti”, dicevano i Santi… Sempre!
Meditiamo
«Oggi, Solennità dell’Epifania, la grande luce che irradia dalla Grotta di Betlemme, attraverso i Magi provenienti da Oriente, inonda l’intera umanità. La prima lettura, tratta dal Libro del profeta Isaia, e il brano del Vangelo di Matteo, che abbiamo poc’anzi ascoltato, pongono l’una accanto all’altro la promessa e il suo adempimento, in quella particolare tensione che si riscontra quando si leggono di seguito brani dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ecco apparire davanti a noi la splendida visione del profeta Isaia il quale, dopo le umiliazioni subite dal popolo di Israele da parte delle potenze di questo mondo, vede il momento in cui la grande luce di Dio, apparentemente senza potere e incapace di proteggere il suo popolo, sorgerà su tutta la terra, così che i re delle nazioni si inchineranno di fronte a lui, verranno da tutti i confini della terra e deporranno ai suoi piedi i loro tesori più preziosi. E il cuore del popolo fremerà di gioia.
Rispetto a tale visione, quella che ci presenta l’evangelista Matteo appare povera e dimessa: ci sembra impossibile riconoscervi l’adempimento delle parole del profeta Isaia. Infatti, arrivano a Betlemme non i potenti e i re della terra, ma dei Magi, personaggi sconosciuti, forse visti con sospetto, in ogni caso non degni di particolare attenzione. Gli abitanti di Gerusalemme sono informati dell’accaduto, ma non ritengono necessario scomodarsi, e neppure a Betlemme sembra che ci sia qualcuno che si curi della nascita di questo Bambino, chiamato dai Magi Re dei Giudei, o di questi uomini venuti dall’Oriente che vanno a farGli visita. Poco dopo, infatti, quando il re Erode farà capire chi effettivamente detiene il potere costringendo la Sacra Famiglia a fuggire in Egitto e offrendo una prova della sua crudeltà con la strage degli innocenti (cfr Mt 2,13-18), l’episodio dei Magi sembra essere cancellato e dimenticato. E’, quindi, comprensibile che il cuore e l’anima dei credenti di tutti i secoli siano attratti più dalla visione del profeta che non dal sobrio racconto dell’evangelista, come attestano anche le rappresentazioni di questa visita nei nostri presepi, dove appaiono i cammelli, i dromedari, i re potenti di questo mondo che si inginocchiano davanti al Bambino e depongono ai suoi piedi i loro doni in scrigni preziosi. Ma occorre prestare maggiore attenzione a ciò che i due testi ci comunicano. […] Essi hanno portato oro, incenso e mirra. Non sono certamente doni che rispondono a necessità primarie o quotidiane. In quel momento la Sacra Famiglia avrebbe certamente avuto molto più bisogno di qualcosa di diverso dall’incenso e dalla mirra, e neppure l’oro poteva esserle immediatamente utile. Ma questi doni hanno un significato profondo: sono un atto di giustizia. Infatti, secondo la mentalità vigente a quel tempo in Oriente, rappresentano il riconoscimento di una persona come Dio e Re: sono, cioè, un atto di sottomissione. Vogliono dire che da quel momento i donatori appartengono al sovrano e riconoscono la sua autorità. La conseguenza che ne deriva è immediata. I Magi non possono più proseguire per la loro strada, non possono più tornare da Erode, non possono più essere alleati con quel sovrano potente e crudele. Sono stati condotti per sempre sulla strada del Bambino, quella che farà loro trascurare i grandi e i potenti di questo mondo e li porterà a Colui che ci aspetta fra i poveri, la strada dell’amore che solo può trasformare il mondo.
Non soltanto, quindi, i Magi si sono messi in cammino, ma da quel loro atto ha avuto inizio qualcosa di nuovo, è stata tracciata una nuova strada, è scesa sul mondo una nuova luce che non si è spenta. La visione del profeta si realizza: quella luce non può più essere ignorata nel mondo: gli uomini si muoveranno verso quel Bambino e saranno illuminati dalla gioia che solo Lui sa donare. La luce di Betlemme continua a risplendere in tutto il mondo. A quanti l’hanno accolta Sant’Agostino ricorda: “Anche noi, riconoscendo Cristo nostro re e sacerdote morto per noi, lo abbiamo onorato come se avessimo offerto oro, incenso e mirra; ci manca soltanto di testimoniarlo prendendo una via diversa da quella per la quale siamo venuti” (Sermo 202. In Epiphania Domini, 3,4). […] Possiamo allora chiederci: qual è la ragione per cui alcuni vedono e trovano e altri no? Che cosa apre gli occhi e il cuore? Che cosa manca a coloro che restano indifferenti, a coloro che indicano la strada ma non si muovono? Possiamo rispondere: la troppa sicurezza in se stessi, la pretesa di conoscere perfettamente la realtà, la presunzione di avere già formulato un giudizio definitivo sulle cose rendono chiusi ed insensibili i loro cuori alla novità di Dio. Sono sicuri dell’idea che si sono fatti del mondo e non si lasciano più sconvolgere nell’intimo dall’avventura di un Dio che li vuole incontrare. Ripongono la loro fiducia più in se stessi che in Lui e non ritengono possibile che Dio sia tanto grande da potersi fare piccolo, da potersi davvero avvicinare a noi».

Benedetto XVI-Epifania 2010